LA ZUCCHINI CONNECTION

INDICE

1. Cos'è la Zucchini Connection

2.Applicazione della Zucchini Connection nell'interazione tra gruppi





1. Cos'è la Zucchini Connection

All'interno di questo manuale ho inserito un capitolo intitolato "I MODELLI DELLA REALTA'". Qui riprendiamo i concetti espressi in tale capitolo guardandoli da un punto di vista della Dinamica dei Gruppi.

La realtà intorno a noi viene percepita attraverso i nostri cinque sensi e inviata, sotto forma di segnali nervosi al nostro cervello. Quest'ultimo elabora le informazioni ricevute e le interpreta per dargli un senso. Pertanto la realtà percepita non è ciò che realmente esiste ma una sua INTERPRETAZIONE. In questa operazione, il nostro cervello procede a delle operazioni di "filtraggio".

CANCELLAZIONE. Il cervello viene continuamente bombardato da una infinità di informazioni che gli arrivano dai nostri sensi e scarta tutte quelle che ritiene superflue. Ad esempio se siamo concentrati a fare qualcosa con la TV accesa, il cervello ci "nasconde" i suoni e le parole che escono da tale apparecchio per evitare interferenze. Purtroppo a volte il nostro cervello commette l'errore di far passare informazioni superflue su cui siamo concentrati a discapito di quelle importanti. Questa "potatura" di segnali ricevuti può avvenire anche per altre cause. Nella nostra crescita e accumulo di esperienze il cervello si crea dei percorsi "preferenziali" entro i quali incanalare i segnali ricevuti scartando quelli che escono dai nostri "schemi precostituiti".

DISTORSIONE. Continuamente possiamo verificare le differenze di opinione tra noi e altri soggetti a riguardo di fatti o persone. Questo è l'evidenza che la realtà subisce una "distorsione" sotto l'effetto, ad esempio, dei nostri preconcetti. Se abbiamo visto un calciatore giocare male diverse partite, all'ennesima partita giocata valuteremo gravissimo ogni suo errore e trascureremo invece le cose buone. Il risultato sarà che per noi il calciatore ha giocato male anche quest'ultima partita. Magari qualcun'altro che vede per la prima volta quel calciatore lo valuta positivamente.

GENERALIZZAZIONE. Esempio di generalizzazione è una frase del tipo "i tedeschi sono precisi mentre gli italiani sono furbi", oppure "il responsabile commerciale non capisce niente". Questo giochetto del nostro cervello deriva dal fatto che cerchiamo sempre delle scorciatoie per ridurre il dispendio di energia necessaria a costruire i nostri pensieri. Cercare più informazioni, creare delle diversificazioni comporta uno sforzo che non sempre siamo disposti a fare.

Queste operazioni di "filtro" sulle informazioni ricevute vengono fatte persino su noi stessi. Se perdiamo una partita di scacchi preferiamo a volte dare la colpa alla stanchezza piuttosto che ammettere la nostra inferiorità rispetto all'avversario. Ciò per evitare di ridurre la nostra autostima o semplicemente per non smentire l'opinione che ci siamo fatti di noi stessi di essere grandi giocatori di scacchi. Questa difficoltà a cambiare opinione su noi stessi è la stessa di quella che troviamo nel cambiare opinione sugli altri. Anche a fronte di ripetute prove che ci smentiscono tendiamo ad ignorarle.

La Matrice di Johari prende in esame ciò che conosciamo o non conosciamo di noi stessi o degli altri trascurando il fatto che c'è una zona grigia costituita da ciò che conosciamo in modo sbagliato (in realtà io l'ho inserita tra ciò che non conosciamo). C'è però un modello che tiene conto di tutti e tre i casi ed è la ZUCCHINI CONNECTION. Anche in questo caso si sfrutta la teoria degli insiemi. Vediamo come, osservando le figure seguenti.

In questo modello quello che noi siamo nella realtà è l'area racchiusa all'interno di una "zucchina". Quello che invece non siamo é tutto quello che è all'esterno di essa.

Quello che percepiamo di noi stessi può essere rappresentato da un'area che racchiude sia parte della "zucchina" sia parte della zona esterna. In altre parole quello che vediamo di noi stessi racchiude parte di quello che realmente siamo e parte di ciò che in realtà non siamo.

Ora complichiamo un po' la situazione inserendo una seconda persona con cui ci relazioniamo. Anche in questo caso tracciamo un'area che rappresenta quello che questo individuo percepisce di noi.

Dall'intersezione delle varie aree si individuano i seguenti sottoinsiemi:




2.Applicazione della Zucchini Connection nell'interazione tra gruppi

Nel capitolo dedicato alla Matrice di Johari abbiamo applicato tale modello all'interazione tra Cliente e Fornitore. Vediamo invece ora di applicare la Zucchini Connection a due gruppi particolari costituiti l'uno da un'azienda e l'altro da un singolo soggetto che va a fare un colloquio di lavoro presso questa stessa azienda. Rappresentiamo l'aspirante dipendente con la "zucchina" e cerchiamo di immaginare la situazione descrivendola con questo modello.

L'aspirante lavoratore ha una immagine di se che si taglia perfettamente per il lavoro per il quale desidera essere assunto. In realtà ciò è vero solo in parte. Egli non sa esattamente in cosa consisterà quest'attività, lo può solo immaginare. Il desiderio di avere un lavoro in questa azienda importante lo ha portato a fantasticare. Egli già si immagina seduto alla sua scrivania e pronto a scalare le gerarchie aziendali.

 

Ma nello stesso modo in cui vede in se aspetti che non ha, la stessa persona non sa che in lui sono nascoste qualità o deficienze di cui non è a conoscenza per il semplice fatto che non ha mai avuto occasione di farle venir fuori.

L'azienda in cui deve fare il colloquio ha ricevuto un suo curriculum e nel bene e nel male si è già fatta un'idea di lui. Ma per quanto il C.V. possa essere completo le informazioni in esso contenute sono insufficienti a garantire una corretta valutazione del candidato. Sicuramente ci sono aspetti che non possono essere dedotti da esso ed altri che invece possono essere dedotti in modo non corretto.

Ecco il motivo del colloquio, cercare di farsi un quadro quanto più possibile esatto del candidato. Durante l'incontro, viene fatto compilare un modulo dove vengono richieste più o meno le stesse cose presenti nel curriculum. Gli esaminatori più attenti già da questo sono in grado di dedurre alcuni fatti oggettivi. Oggi, poiché i C.V. sono scritti al PC, far riempire un modulo è un modo per recuperare qualcosa di "intimo" del candidato: la scrittura. Infatti, oltre a verificare la coerenza con quanto riportato nel CV si possono fare molte deduzioni oggettive da come il candidato scrive senza per forza essere esperti grafologi.

Il candidato inizia quindi il vero e proprio colloquio con un impiegato dell'ufficio del Personale il quale illustra esattamente la figura ricercata e inizia a porre domande sugli studi effettuati, sulle precedenti esperienze, ecc. Successivamente il candidato viene esaminato anche dal Responsabile del Personale e dal Responsabile del settore per il quale la figura è richiesta. Moduli da compilare, test e colloqui con persone diverse permette di avere riscontri il più possibile oggettivi, riducendo quanto più possibile il rischio di avere una percezione troppo "filtrata".

Il candidato ha buone probabilità di essere assunto se le caratteristiche della figura cercata dall'azienda tende a coincidere con quanto percepito dagli esaminatori indipendentemente da come il candidato vede se stesso.

Purtroppo, soprattutto in aziende medio-piccole si tende ancora al "fai da te" nei colloqui, affidandosi al proprio presunto "fiuto" nel capire le persone oppure, cosa ancor peggiore, a suggerimenti che provengono dall'esterno. Le persone sono sistemi complessi da esaminare dal punto di vista psicologico e culturale e se non si hanno abilità specifiche si rischia di prendere enormi cantonate. Ci sono persone abilissime da un punto di vista dialettico e comportamentale nel riuscire a far percepire agli altri quello che non sono.

In genere queste persone si vedono esse stesse in modo assai diverso da quelle che sono realmente e ciò le aiuta ad essere maggiormente convincenti nella loro "interpretazione".