1. Il diagramma Causa-Effetto
Questo diagramma è stato introdotto per la prima volta in Giappone da Kauru Ishikawa. E’ estremamente semplice da realizzare e permette una rapida analisi delle possibili cause che possono generare un determinato effetto.
Vediamo passo per passo come costruire questo diagramma.
1) Stabilito l’effetto che vogliamo studiare (un problema, una caratteristica qualitativa, un obiettivo da raggiungere, ecc.), scriviamo questo effetto sul lato destro di un foglio o di una lavagna (testa del pesce);
2) Tracciamo una linea orizzontale al centro del foglio, che partendo da sinistra termini sulla “testa del pesce”;
3) Per completare la nostra “lisca” dobbiamo ora cercare di individuare le possibili cause che producono il nostro effetto. E’ utile, per far ciò, ricorrere a delle categorie standard di “cause”. Quando applicai per la prima volta questa tecnica, utilizzai un manuale per il Responsabile di Produzione che riportava quattro categorie standard: “uomo”, “macchina”, “metodo” e “materiale”. Per memorizzare queste quattro categorie basta scriverle in inglese e ricordare le 4M (man, machine, method, material). Questa tecnica mi era molto utile per risolvere i problemi di qualità nei processi di produzione (vedremo poi un esempio). Oggi, in alcuni testi riguardanti il sistema “six sigma”, si fa riferimento alle 8M. Vediamo quali sono:
Man | Uomo |
Machine | Macchina |
Method | Metodo |
Material | Materiale |
Measurement | Misurazione |
Mother Nature (environment) | Ambiente |
Management | Responsabili |
Money | Denaro |
A volte, alcuni sinonimi vengono “forzati” al fine di avere un elenco di nomi che inizino con stessa lettera. In questo modo è più facile ricordare l’elenco. In realtà queste classi standard servono solo per riferimento. E’ chiaro che poi ognuno, a secondo del campo di applicazione di questa tecnica, si sceglie le classi standard che ritiene utili al suo caso.
4) Fatta questa scelta, si pongono le classi standard come nella figura seguente:
5) Si passa quindi alla fase chiave dell’analisi, cioè all’individuazione, per ogni categoria fissata, delle possibili cause che possono produrre il nostro effetto. Premesso che questa è una tecnica che può essere usata anche in analisi individuali, è importante sottolineare che il diagramma di Ishikawa ha la massima efficacia quando alla sua costruzione partecipa un team di persone. Queste devono essere parte in causa del problema. Ad esempio, se sulla linea di produzione di un certo pezzo meccanico si riscontrano dei problemi nella fase di saldatura, è fondamentale che alla ricerca delle cause partecipino, oltre ai vari responsabili, anche gli operatori addetti a quella fase. Man mano che i partecipanti individuano una possibile causa, questa deve essere riportata sul diagramma inserendola nella sua categoria. Si ottiene così un qualcosa del genere:
Vediamo ora qualche esempio.
ESEMPIO 1: analizzare le possibili cause che possono produrre la foratura di una gomma.
ESEMPIO 2: In un processo di saldatura su tavola rotante, analizzare quali sono le possibili cause su cui agire per ridurre gli scarti per soffiatura:
Osservazione: Il diagramma può presentare degli squilibri tra i vari rami. Ad esempio, può accadere che il ramo “Materiale” sia molto più carico di fattori causali rispetto al ramo “Operatore”. Non è detto che ciò dipenda dal fatto che ci sono elementi a cui “non abbiamo pensato”. E’ una situazione che si presenta spesso in questo tipo di diagramma ed è una caratteristica dell’oggetto sotto esame.
Quando si costruisce un diagramma di Ishikawa è molto importante che tutte le idee sulle cause vengano accettate. Ognuno deve poter apportare il suo contributo e veder scritto la sua idea sul diagramma (naturalmente l’idea deve essere coerente coll’oggetto in discussione). Non ci deve essere una fase di dibattito come invece avviene nel “brainstorming”. Da tale punto di vista, il diagramma di Ishikawa è molto utile in tutti quei casi in cui nascono delle discussioni intorno alle cause di un certo problema. Ognuno ha la sua teoria ed è convinto che sia migliore di quella degli altri. Il diagramma di causa-effetto mette tutte le idee sullo stesso piano e anzi, ne stimola delle nuove. Il diagramma diventa dunque un ottimo punto di partenza di un processo di PROBLEM SOLVING (vedi CICLO DI DEMING ). Una volta elencate tutte le possibili cause si passa ad analizzarle una per una e a verificarne la consistenza attraverso dati oggettivi.